Un fenomeno preoccupante sta emergendo nei quartieri più esclusivi di Roma, dove una sostanza stupefacente di nuova generazione sta prendendo piede, soprattutto tra i giovanissimi. Conosciuta come “cocaina rosa”, questa droga non ha nulla a che fare con la tradizionale polvere bianca, se non per il metodo di assunzione. Chiamata anche “tusi”, è in realtà un cocktail di sostanze tra cui ketamina, metanfetamina, ecstasy e crack che vengono poi tinte di rosa.
Il prezzo della cocaina rosa è alto: un grammo può arrivare a costare fino a quattro volte il prezzo della cocaina tradizionale, rendendola uno status symbol per consumatori facoltosi. Questo non ha però impedito il suo dilagare tra i giovani e persino tra alcuni adulti, attratti dalla sua associazione con ambienti esclusivi e feste di lusso.
Le indagini della Polizia di Stato hanno portato alla luce un sofisticato sistema di distribuzione della sostanza nei quartieri nord della Capitale, in particolare a Parioli e Salario-Trieste. Una delle tecniche più sorprendenti scoperte dagli inquirenti riguarda il trasporto della droga in lampade di sale, al cui interno è possibile occultare fino a mezzo chilo di cocaina rosa per volta, rendendo difficile l’individuazione da parte delle forze dell’ordine.
Per arginare la diffusione di questa droga la Polizia ha intensificato i controlli nei pressi di bar e discoteche, cercando di contrastare il fenomeno direttamente nei luoghi di maggiore consumo.
Il responsabile scientifico della Commissione per lo studio e la prevenzione delle dipendenze dell’Ordine dei Medici di Roma ha sottolineato la pericolosità della cocaina rosa: “Questa sostanza agisce rapidamente sul cervello, creando una sensazione di piacere che svanisce altrettanto velocemente, ma con conseguenze gravissime. Il rischio di dipendenza e di stati psicotici è elevatissimo.”
L’allarme è ormai chiaro: la cocaina rosa si sta diffondendo con una rapidità preoccupante e il rischio di una nuova emergenza droga tra i giovani e meno giovani è più alto che mai.
Articolo a cura di Francesca Giovannini