Lo scorso 28 Gennaio la Chiesa ha ufficializzato la scomunica di Padre Natale Santonocito, a seguito delle sue affermazioni sulla legittimità del pontificato di Papa Francesco. Il provvedimento, previsto nei casi di scisma, eresia o apostasia, è stato adottato dopo che il sacerdote aveva diffuso, lo scorso 8 dicembre, un video su YouTube e Facebook, in cui sosteneva che Papa Francesco non fosse il vero Pontefice.
Secondo quanto dichiarato da Santonocito, Benedetto XVI non avrebbe mai realmente rinunciato al papato, ma si sarebbe limitato a rinunciare al ministerium, ovvero all’esercizio pratico del potere, senza abdicare al Munus Petrinum, l’investitura divina alla guida della Chiesa. Queste affermazioni, ritenute in contrasto con il Magistero e il diritto canonico, hanno portato alla decisione della Santa Sede di applicare il massimo provvedimento disciplinare.
La Diocesi di Tivoli e Palestrina ha confermato la scomunica, sottolineando che nessun sacerdote può arrogarsi il diritto di contestare la legittimità del Successore di Pietro. Le autorità ecclesiastiche hanno inoltre ribadito che la rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, avvenuta nel 2013, è stata regolarmente accettata dalla Chiesa e che l’elezione di Papa Francesco è avvenuta secondo le norme canoniche.
La scomunica è una delle pene più severe del diritto canonico e, come stabilito dall’articolo 1364 del Codice di Diritto Canonico, chi si oppone pubblicamente all’autorità del Papa incorre nella scomunica latae sententiae, ovvero automatica, senza necessità di un processo formale. Le dichiarazioni di Padre Santonocito sono state giudicate gravemente lesive dell’unità della Chiesa, alimentando una teoria considerata scismatica.
A seguito di questo provvedimento, Padre Santonocito non potrà più celebrare i sacramenti né svolgere funzioni sacerdotali, a meno che non si ravveda e chieda formalmente la revoca della scomunica alla Santa Sede, riconoscendo la legittimità del Pontefice regnante.
Questo caso riaccende il dibattito sulle posizioni dei gruppi tradizionalisti e sedevacantisti che continuano a mettere in discussione il pontificato di Papa Francesco. La decisione delle autorità ecclesiastiche conferma la volontà di difendere l’unità della Chiesa da dichiarazioni ritenute pericolose per la fede dei cristiani.
Articolo a cura di Francesca Giovannini