Un’affermazione che ha colto tutti di sorpresa arriva direttamente da Gian Luca Artizzu, Amministratore Delegato di Sogin, durante un convegno dal titolo “Il nucleare sostenibile: l’Italia riparte!”.
Secondo Artizzu, la centrale nucleare di Borgo Sabotino, sebbene inattiva, non è mai stata ufficialmente chiusa e potrebbe tornare operativa nel caso in cui il nostro Paese decidesse di riaprire al nucleare. Un cambio di prospettiva radicale che mette in discussione anni di rassicurazioni fornite ai cittadini del territorio.
Durante il suo intervento, Artizzu ha chiarito il ruolo di Sogin nella gestione e nel decommissioning degli impianti nucleari, spiegando che il processo di smantellamento non comporta l’eliminazione del sito, bensì la messa in sicurezza delle strutture e delle sostanze radioattive.
Il vero fulmine a ciel sereno, però, è arrivato con l’annuncio che i siti delle vecchie centrali, attualmente in fase di smantellamento, restano comunque idonei ad accogliere futuri impianti. Tra questi rientra anche la centrale di Latina, progettata e mantenuta fin dall’inizio per ospitare strutture di questo tipo.
Se il Governo darà il via libera a un piano per rilanciare l’energia atomica, Latina potrebbe tornare a essere uno snodo centrale della produzione nucleare nel nostro Paese, con l’apertura verso scenari futuri in cui il nucleare possa tornare ad avere un ruolo da protagonista.
Articolo a cura di Francesca Giovannini