Otto comuni, appartenenti ai Castelli Romani, hanno costruito una grande alleanza con lo scopo di essere diventare “Città Italiana del Vino 2025”.
Marino è il municipio più rilevante in tal senso, vista la celebre Sagra dell’Uva che è anche la più antica nel territorio nazionale e che festeggerà il 100° anniversario proprio nel 2025.
Tale riconoscimento avrebbe notevoli benefici per tutti i territori limitrofi impegnati nel progetto, dai più noti nel settore vinicolo come Frascati, Velletri e Lanuvio, toccando comuni come Ariccia che iniziano ad investire con interesse in questo settore grazie alle loro aziende. Gli altri comuni sono Genzano, Grottaferrata, Lariano e Colonna, che potrebbero ugualmente usufruire dei benefici e cominciare a loro volta un investimento nel settore vinicolo.
La candidatura al bando per la Città Italiana del Vino potrà essere inviata entro il prossimo 20 settembre. Ogni anno l’evento si rivolge ai Comuni che hanno preservato una grande tradizione di eventi culturali e si sono fatti carico della tutela delle risorse naturali e paesaggistiche.
Per i territori vinicoli regionali e nazionali che aspirano a partecipare è necessario anche aver mobilitato la partecipazione attiva della comunità locale con programmi come sviluppo sostenibile, investimento in qualità e tenore di vita e impegno nel rafforzare l’interdipendenza fra le aree rurali e urbane, colmando il loro divario laddove fosse presente. Lo scambio di esperienze culturali e di pratiche amministrative con gli altri territori vinicoli nazionali sarà un altro elemento per giudicare l’idoneità di un municipio alla candidatura.
A tutte le città candidate è stato chiesto di “presentare un programma dal respiro nazionale, capace di mettere in risalto le peculiarità della città candidata, dando prova di creatività, innovazione, sostenibilità e attenzione all’ambiente, tenendo in considerazione il coinvolgimento dell’intera filiera vitivinicola locale e cioè aziende, consorzi, strade del vino, nonché quanti attori territoriali protagonisti della filiera enogastronomica ed enoturistica”.
Articolo a cura di Mattia Parravano