L’Italia è scesa a livelli molto bassi di natalità, una crisi demografica che dura ormai circa quarant’anni, mancano le condizioni e le politiche efficaci per garantire da una parte la lunga vita attiva di qualità e dall’altra che le nuove generazioni abbiano condizioni di vita adeguate.
Ciò che sta producendo squilibri veramente gravi è che il numero di figli nel nostro Paese è molto più basso rispetto a quello desiderato e questo dovrebbe essere l’ambito di intervento delle politiche; significa andare incontro a chi desidera avere figli senza che la scelta implichi un’inevitabile rinuncia. Abbiamo una popolazione anziana che cresce e sempre meno giovani che entrano nella forza lavoro mettendo a rischio il sistema di welfare con squilibri pericolosi per il nostro Paese.
Il numero di figli per donna in Italia è più vicino a 1 che a 2 e quest’ultimo è il giusto livello di equilibrio a garanzia del PIL.
Diventa fondamentale invertire la tendenza ma per farlo è essenziale che le donne possano lavorare più facilmente anche con figli per ridurre il livello di povertà delle famiglie numerose e favorire la mobilità dei giovani in cerca di lavoro.
Ci sono tuttavia degli esempi virtuosi come quelli rappresentati dalla Francia e dalla Svezia che attraverso delle politiche mirate hanno evitato di far scendere la fecondità a livelli troppo bassi; sono i Paesi che hanno l’occupazione femminile più elevata con meno squilibri demografici e che per questo potranno anche investire su una lunga vita attiva avendo come base una forza lavoro solida.
Esistono al contrario dei Paesi molto più poveri di noi dove le madri fanno molti figli senza avere la capacità di approvvigionare la famiglia; allora è vero che fare pochi figli determina squilibri economici sul Paese?
Certamente è vero quando le condizioni generali della società consentono l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani e delle donne.
La parità salariale è così un nodo cruciale per far fronte al problema del decremento demografico, le politiche della Svezia hanno accompagnato l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro mentre in Italia, nel 20% dei casi, bisogna addirittura rinunciare al lavoro con un solo figlio con una grave penalizzazione delle mamme.
Massimiliano Negri