L’industria spaziale è in grande crescita. Si stima che i satelliti in orbita siano attualmente circa 9000 ma ci si aspetta che in meno di 10 anni il loro numero si triplicherà. Tuttavia, non ci sono soltanto satelliti operativi che si muovono attorno al nostro pianeta ma tante “vecchie carcasse” inattive e un numero enorme di pezzi di vecchi satelliti ormai distrutti che orbitano incontrollati.
Si stima che il numero di questi pezzi di “ferraglia” che fluttua intorno alla Terra sia ormai dell’ordine di un centinaio di trilioni!
Sebbene le industrie e le nazioni che operano in questo settore stiano iniziando ad occuparsi anche della sostenibilità di queste attività, ci sono responsabilità e rischi connessi alla presenza di tutto questo materiale orbitante ed incontrollato.
Questa problematica non è altro che un’altra dimostrazione di come gli esseri umani non sappiano integrarsi in modo utile e sinergico con il pianeta che li ospita! Un problema che si aggrava notevolmente con l’aumentare della popolazione mondiale. Quindi, al pari dei mari, che qui sulla terra sono inquinati da rifiuti rilasciati colpevolmente nell’ambiente, anche lo spazio intorno a noi è pieno di scarti dell’attività umana.
La mancanza di una gestione del problema ambientale marino sta portando ad una progressiva distruzione dell’habitat, alla pesca eccessiva, all’esplorazione mineraria in acque profonde e all’inquinamento diffuso da plastica. Iniziative a difesa del patrimonio marino sono state avviate e l’adesione ai trattati di protezione del mare devono essere accettati a livello globale. Quindi anche se ci si sta muovendo nella direzione giusta, la realizzazione e la messa in atto di questi trattati di protezione richiedono lunghi periodi di negoziazione con il risultato di un lento progresso nella loro formulazione e successiva attuazione.
D’altro canto, sebbene i satelliti, attraverso il loro impiego, forniscano indubbiamente benefici sociali, tecnologici e ambientali, un problema di sovrasaturazione di alcune orbite potrebbe renderne in futuro inutilizzabile l’uso. Purtroppo, al momento non ci sono trattati internazionali che puntino alla riduzione dei detriti orbitali.
Le difficoltà per conseguire un’opportuna regolamentazione e una gestione responsabile e condivisa dello sfruttamento dell’orbite attorno alla Terra sono evidenti. Si sta iniziando a discutere di un possibile trattato/accordo di protezione dell’orbite terrestri ma come possiamo immaginare questo processo è molto complicato da interessi nazionali e dalla mancanza diresponsabilità delle aziende che lavorano nel settore. Speriamo che non troppo lontano nel tempo si possa arrivare anche ad un accordo internazionale di protezione del nostro “ambiente spaziale”, ma la strada verso questo obiettivo sarà probabilmente lunga e piena di ostacoli.
Alberto Adriani
Associato Istituto Astrofisica e Planetologia Spaziali INAF