In pochi lo sanno ma Babbo Natale, almeno per come ce lo immaginiamo oggi, vestito rosso e lunga barba bianca, altro non è che una grande operazione di marketing della Coca Cola.
Dietro a uno dei personaggi immaginari più amati della storia infatti c’è San Nicola, vescovo cattolico di Myra (odierna Turchia) vissuto nel IV secolo, sapientemente trasformato in Santa Claus, Babbo Natale, dai pubblicitari della Coca Cola che nel lontano 1931 lo inserirono per la prima volta all’interno delle loro campagne pubblicitarie.
Campagne che avevano l’obiettivo di “ripulire” l’immagine di Coca Cola che negli anni precedenti aveva subito l’accusa di essere nociva per i bambini. E chi meglio di Babbo Natale poteva fare tutto ciò?
Torniamo a San Nicola di Myra però, il cui culto accrebbe tra il VII e l’VIII secolo, quando Bizantini e Arabi combatterono per la supremazia sul mare proprio di fronte al suo santuario. Fu così che San Nicola divenne il punto di riferimento dei marinai Bizantini e il loro protettore, trasformandosi da santo locale a santo internazionale.
Il suo culto si espanse lungo le rotte marittime del Mediterraneo, arrivando a Roma e a Gerusalemme, poi a Oriente e nel resto dell’Occidente. Parallelamente fu pubblicata una sua biografia, arricchita di “nuovi episodi”. Uno dei più famosi è la storia in cui San Nicola salvò dalla prostituzione tre fanciulle destinate alla prostituzione per il volere del loro padre. San Nicola, per tre notti, gettò loro attraverso la finestra altrettanti sacchi d’oro come dote per farle sposare. Tale storia diede a Nicola la fama di generoso e portatore di doni, oltre che patrono delle vergini e garante della fertilità.
Una storia molto particolare dunque che lega indissolubilmente il mondo del marketing alla tradizione e, per concludere con un celebre claim della Coca Cola, invitiamo ogni lettore a riscoprire il Babbo Natale che c’è in ognuno di noi.