Il bambino prodigio possiede delle sorprendenti e inspiegabili capacità che gli consentono di raggiungere risultati eccezionali prima del tempo; a volte si tratta di un fenomeno quasi paranormale che si manifesta attraverso uno spiazzante talento innato.
Nella musica l’enfant prodige dimostra subito di avere un istinto fenomenale che gli consente l’esecuzione di brani impossibili per qualsiasi altro allievo della stessa età e spesso inaccessibili anche per musicisti professionisti.
Eppure il talento prodigioso del bambino non sempre garantisce una carriera professionale di lungo termine. Se analizzassimo il genio precoce di un giovanissimo “pianista” tutti potrebbero accorgersi delle incredibili capacità “tecniche”, tuttavia l’interpretazione risentirebbe di una povertà culturale derivante dalla mancanza di sfumature profonde in assenza di un’analisi e uno studio graduale del pezzo. Troppo penalizzante sarebbe la scarsa conoscenza della storia della musica, dei contesti di produzione artistica, degli aspetti connessi con lo studio della filologia e della composizione musicale. Così la preparazione, accanto al normale processo di maturazione spirituale e interiore derivante dall’esperienza di vita, stabilisce la grande differenza tra l’interpretazione di un bambino iperdotato e un musicista maturo.
Inoltre il processo cognitivo, attraverso il quale alcuni movimenti tecnici devono essere corretti, è spesso ostacolato da quell’istinto primordiale per il quale invece lo stesso bambino viene osannato come Zeus nell’Olimpo degli Dei, una gloria troppo spesso tanto anticipata quanto corta.
E allora prodigi si nasce o si diventa?
Direi che prodigi si diventa. Chi attraverso la determinazione e la disciplina, la costanza e l’entusiasmo si impegna con tutto l’impeto del proprio essere al raggiungimento di alti obiettivi, può, con un po’ di talento, raggiungere le alte vette del successo mantenendo intatto un percorso sempre ai vertici massimi del proprio ambito professionale. Il pubblico ammirerà una sorta di preannuncio divino nel quale il genio esorbita dall’ordine naturale delle cose manifestandosi in tutta la sua straordinarietà esteriore (tecnica) e interiore (spirituale).
Così per un Maestro il lavoro da compiere con un enfant prodige è più grande e difficile di quanto si possa immaginare; consentire la consapevolezza di azioni che si palesano senza supporto razionale è veramente un’ardua impresa; ma se quel “miracolo divino” del piccolo, venisse tutelato senza cercare il consenso anticipato e dannoso del pubblico, allora il genio esploderebbe raccogliendo gli entusiasmi incondizionati del pubblico e della più acerrima critica.
Massimiliano Negri