Batman. Sì, ho pensato a lui. Un Batman senza Robin, ma pur sempre difensore dei deboli e degli oppressi. A questo mi fa pensare Marco Giallini nell’interpretazione di Rocco Schiavone quando nella fortunata serie viene ripreso di spalle in scenari quasi sempre cupi e spesso notturni.
Ebbene, vederlo camminare con il loden che gli svolazza intorno con il rigido colletto alzato, mi fa pensare all’indimenticabile uomo-pipistrello, al famoso giustiziere della notte americano.
Ho sempre ammirato e apprezzato Marco Giallini che eccelle sia nei ruoli drammatici sia in quelli comici. La serie merita il successo che ha e l’aver inquadrato la vicenda tra le montagne che circondano Aosta, ci ha risparmiato l’ennesimo sfondo mediterraneo con sole a catinelle, come direbbe Zalone.
Ma torniamo a lui, al vicequestore più punito d’Italia il quale, per aver pestato i piedi ai maggiorenti della Capitale, viene confinato in una terra che non gli calza a proprio a pennello. Eppure quelle fosche atmosfere si adattano benissimo alle malinconie personali e professionali del nostro eroe. Il suo passato di borgataro, le sue frequentazioni con la mala romana, sostanziata nei suoi tre amici del cuore, fanno subito di Rocco un poliziotto sui generis che affascina proprio per la sua diversità, così lontano dagli stereotipi abusati di tante fiction tricolori ambientate in caserme, tribunali e carceri, in una continua altalena fra il mondo dei cattivi e quello dei buoni.
La sua vicenda umana di vedovo inconsolabile si sovrappone ad altre storie che spontaneamente sbocciano con colleghe e altre belle donne (una bruttina non s’è mai vista e non mi sembra politically correct) che servono a dargli l’immancabile patente di amante latino. A tal proposito devo fare un’obiezione: ultimamente la fantasmatica figura della moglie perduta di Schiavone, apparizione intermittente con cui lui dialoga con grande finezza interpretativa, è stata affidata a due attrici, Isabella Ragonese e Miriam Dalmazio. Scenicamente tale sostituzione non regge.
Come risponde la mega produzione del programma a questa stranezza?
Che la “morta” numero uno per impegni improrogabili non ha più potuto far parte del cast. Io ritengo questa sostituzione un errore grossolano, tanto valeva far cessare le apparizioni. A meno che nell’Aldilà – su richiesta – non vengano cambiati i connotati dei defunti.
Altra pecca: nell’ultimo episodio della quinta stagione, Rocco rievoca i suoi ricordi di alunno (presumo delle medie,s e non delle elementari) tramite un flashback. Grazie a Wikipedia apprendiamo che la data di nascita del personaggio di Rocco è il 7 marzo del 1966. Bene, la maestra parla di un fine quadrimestre. In Italia il quadrimestre è entrato in vigore nel 1994.
E adesso per finire non posso che fare un caloroso applauso anche agli attori che danno vita ai personaggi della cerchia di colleghi di Schiavone i quali strizzano l’occhio alla nostra grande Commedia dell’Arte. Tanti deliziosi dialetti affiorano dalla pronuncia dei vari interpreti, regalandoci delle inconfondibili maschere italiane. E ritengo che il personaggio interpretato da Christian Ginepro, l’agente D’Intino, ne ha aggiunta una, quella abruzzese.
Melania Baccaro