Il lungomare di Ostia sta affrontando un periodo molto difficile, non solo i danni causati dalle mareggiate ma anche le forze delle trombe d’aria, come quella che si è manifestata la sera di domenica 3 marzo, compromettendo le strutture lungo la costa romana.
Le cabine, vittime della furia del vento che ha superato i 100 km/h, sono emblema dei danni inflitti. Alcune sono state spostate all’indietro mentre altre hanno visto il tetto di legno completamente sradicato. Un’installazione adibita ai bagnanti è addirittura rovesciata e molte hanno ceduto o perso parti delle ringhiere. Sebbene non sia la prima volta che tali eventi accadono, le perdite rischiano di diventare un problema più grave.
Solo un mese fa, nella zona di Ostia Ponente, un resort aveva lanciato un nuovo allarme. In quella circostanza, il “mare grosso” aveva divelto parti della struttura, rendendo inutilizzabili spazi destinati alla ristorazione e persino porzioni intere della spiaggia. Anche i sacchi di sabbia, precedentemente posizionati per frenare l’azione distruttiva delle onde, si erano dimostrati inefficaci. Il gestore del Capanno Beach Club aveva allora appellato alle istituzioni. Questa volta, è il proprietario della Nuova Pineta a farlo.
“Ostia sta sparendo e si sta disintegrando nel disinteresse generale, non direi tanto della politica quanto proprio della generalità dei cittadini che assistono in un silenzio assordante a un disastro che sta distruggendo un patrimonio costruito nel corso dei decenni e che può piacere e non piacere ma che, nella bella stagione, offre strutture, ombrelloni, lettini, ristoranti e impianti sportivi a un livello di assoluta eccellenza. Chilometri di spiagge e di servizi stanno dissolvendosi in un sorprendente clima di generale freddezza.”
Il dossier sull’erosione costiera rivela che nel Lazio sono stati spesi centinaia di milioni di euro per affrontare la situazione tuttavia, gli stabilimenti, continuano a subire danni significativi.
Articolo a cura di Francesca Giovannini