“Il tram dei Castelli Romani. Indagini archivistiche, immagini d’epoca, rassegna di poesie romanesche” è il titolo dell’ultimo ponderoso lavoro di Stefano Panella e Umberto Camilloni.
Le notizie, meticolosamente documentate all’Archivio Centrale dello Stato, all’Archivio di Stato di Roma e in quello Storico Capitolino, riguardano i progetti già presentati alla fine dell’800 per dotare i Castelli Romani di una rete ferro-tranviaria e il lungo iter che portò la STFER (Società Tramvie e Ferrovie Roma) ad ottenere la concessione per la costruzione e l’esercizio della celebre rete tranviaria.
L’esercizio, avviato nel 1906 da Roma a Grottaferrata, Frascati, Marino, Castel Gandolfo, Albano, Ariccia, Genzano, unitamente alla funicolare di Rocca di Papa, fu esteso nel 1913 fino a Velletri e nel 1916 a Lanuvio.
Il corredo iconografico del volume è rappresentato, oltre che dai documenti archivistici, dalle immagini provenienti dalle collezioni degli autori e da quelle prestate da altri appassionati o studiosi. In particolare compaiono numerosissime nel capitolo “Da Roma ai Castelli Romani in tram”, curato da Camilloni, che si articola per località: all’interno delle mura di Roma, nella Campagna Romana, alla stazione del Bivio di Grottaferrata e per altro ogni centro servito. L’apparato illustrativo, non sempre rintracciabile nella rete internet, è apprezzabile per dimensione e qualità e può dirsi straordinario anche per il valore di alcuni disegni conservati negli archivi.
L’analisi delle vicende si sofferma sulle problematiche dell’esercizio nei primi anni e sui diversi progetti di trasformazione della rete tranviaria e ferroviaria, concepiti tra gli anni ’20 e ’40, rimasti allo studio o avviati, comunque mai compiuti; progetti che avrebbero potuto risolvere il problema delle comunicazioni su ferro tra i Castelli e la Capitale.
Lo studio tratta il ruolo che la tranvia ebbe nel suburbio e nell’Agro di Roma lungo la Tuscolana e l’Appia Nuova; e illustra passo dopo passo, con lo sviluppo urbanistico della città, anche il riassetto del servizio e il progressivo raddoppio del binario, da un lato fino a Cinecittà, dall’altro alle Capannelle.
“L’Imperiale”, il particolare tram a due piani che circolò per mezzo secolo da Roma ai colli castellani, costituì il simbolo di quella rete tranviaria; caro anche agli scrittori e ai poeti di Roma.
A questo particolare aspetto, davvero inedito, è dedicato l’ultimo capitolo intitolato: “La tranvia dei Castelli nella poesia romanesca e cispatana”. I versi riportati, oltre a quelli noti di Augusto Crollari e Nello Del Bene, sono quelli di Rinaldo Frapiselli, Giggi Pizzirani e di Giulio Cesare Santini. Quest’ultimo, eccelso tra i poeti romaneschi, nell’estate del 1906 scrisse “Sur tranve de li Castelli”, un lungo componimento illustrativo di un viaggio, compiuto a bordo di un tram ad imperiale da S. Giovanni a Grottaferrata, in cui il poeta tratteggiò i suoi compagni di viaggio, il paesaggio – dai Cessati Spiriti a porta Furba, all’osteria del Curato, ai vigneti di Grottaferrata.
I versi, di grande qualità poetica, costituiscono nell’insieme l’immagine di un’epoca, un manifesto di promozione del territorio e del servizio tranviario, reso da descrizioni vivide ancora ai nostri giorni – scrive Panella – “per chi sa apprezzarle e accettarle come memorie”.
Il volume, di 224 pagine, appare originale per struttura e criterio scientifico della ricerca.
Armando Brunetti