Pochi giorni fa vi abbiamo parlato del caso multe a Labico, con l’appello di un cittadino che è voluto rimanere anonimo. Da quel comunicato, che ha ricevuto tantissime letture e quesiti, ne è sorto spontaneo un altro: Che fine fanno i soldi delle multe stradali?
Un’indagine condotta da Asaps e l’Associazione Lorenzo Guarnieri Onlus ha fatto luce su come vengono effettivamente spesi gli incassi delle multe stradali in Italia, evidenziando discrepanze rispetto alle normative esistenti. Nonostante l’articolo 208 del Codice della Strada stabilisca che gran parte di questi proventi debbano essere destinati a progetti per la sicurezza stradale, l’analisi delle principali città italiane con oltre 200.000 abitanti per gli anni 2021 e 2022 ha rivelato alcune tendenze preoccupanti.
La manutenzione delle strade e l’illuminazione pubblica si sono dimostrate essere le principali destinazioni di questi fondi, sebbene il 95% degli incidenti gravi sia attribuito al comportamento umano piuttosto che alle infrastrutture. L’educazione stradale, un aspetto cruciale per affrontare la causa principale degli incidenti, riceve solo una quota minima di tali risorse, rappresentando lo 0,027% delle somme destinate nel 2022.
Altri punti salienti dell’indagine sull’utilizzo dei soldi incassati includono:
- Una cifra considerevole destinata all’acquisto di armi, armeria e lezioni di tiro, superiore a quanto investito nell’educazione stradale.
- Spese per fondi di previdenza del personale e rimborsi mutui, che, sebbene importanti, potrebbero avere una connessione limitata con la sicurezza stradale.
- Allo stesso modo, spese per la neve, pulizia delle caditoie, verde pubblico, impianti di ventilazione delle gallerie e altri servizi non strettamente correlati alla sicurezza stradale.
- Una notevole somma destinata a coprire le spese energetiche nel 2022, grazie all’articolo 40-bis del D.l. n. 50/2022.
L’indagine sottolinea la necessità di riorientare gli investimenti per affrontare efficacemente la sicurezza stradale, focalizzandosi sull’educazione, la formazione e la comunicazione, anziché concentrarsi principalmente sulla manutenzione delle infrastrutture.
Articolo a cura di Francesca Giovannini